Per chi odia il Natale: lo spirito natalizio ha una sede nel cervello

Per chi odia il Natale: lo spirito natalizio ha una sede nel cervello

Per chi odia il Natale: anche lo spirito natalizio è stato oggetto di una ricerca scientifica.

Non mancano, prima ancora che inizi il tam tam delle festività, coloro che si stanno organizzando al fine di dire no a tutti gli inviti e rimanere lontano dalle luci, proprio come il “Grinch”: parliamo di quella creatura antropomorfa con la pelle e la pelliccia di colore verde, con un ciuffo in cima alla testa, gli occhi gialli e un carattere misantropo, scorbutico, burlone e vendicativo.

Per chi odia il Natale: una spiegazione scientifica

Del resto, una spiegazione viene in aiuto dei non amanti del Natale: lo si legge anche nelle colonne del British medical journal. Abbiamo interpellato il dottor Adriano Formoso, psicologo e psicoterapeuta a Milano. Ecco quanto ha dichiarato.

“E’ provato anche scientificamente che ci sono persone che amano e altre che odiano il Natale. Ciò, del resto, rafforza i risultati di altri ricercatori in Scienze neurologiche dell’università di Copenaghen: essi spiegano che nel cervello c’è una zona in cui è relegato il piacere. L’atmosfera tipica delle feste lo attiva proprio nel periodo natalizio. Ma questo non succede per tutti. Molte tra queste persone, infatti, hanno un’evidente inibizione nel provare piacere anche solo pensando all’arrivo del Natale. Quel famoso sistema ‘mesocorticolimbico’, deputato alla sensazione di piacere, non riesce a superare l’angoscia e gli effetti neurofisiologici che hanno causato alcuni traumi subiti”.

Quali sono i meccanismi cognitivi-cerebrali che fanno odiare il Natale?

“Si è scoperto che i circuiti cerebrali attivati dall’odio hanno molto in comune con quelli dell’amore. Se per amore si fanno a volte ‘follie’ con gesti estremi, l’odio può indurre a comportamenti altrettanto eccessivi, poiché ci accaniamo contro quello che odiamo. Alcune persone subiscono passivamente l’angoscia del periodo natalizio mostrando il loro stato depressivo, altri arrivano persino ad affermare ‘odio il Natale!’. Si tratta di una forma reattiva, caratterizzata da un sentimento di odio che contribuisce allo sviluppo di un forte senso di negatività nella persona, attivando a livello cerebrale e cognitivo stati di nervosismo, di malessere e d’irritabilità. Per sopravvivere alle situazioni stressanti è necessario sviluppare una grande attitudine, quella di saper tollerare. Questa condizione è spesso fraintesa con il sopportare ma il vero spirito della tolleranza è accettare le differenze. I vari ‘Grinch’, ai quali spesso ci si riferisce, hanno una grande opportunità di crescita personale e di brindare alla loro capacità di sopravvivenza. Chi tollera comprende l’unicità di ogni persona, tra pregi e difetti, forze e debolezze. Questa visione flessibile aumenta la nostra resistenza nell’affrontare il periodo angosciante delle festività e con esso le persone che incontriamo (anche se non le vorremmo proprio vedere, soprattutto a Natale). Prima ancora dei parenti, penso agli addetti alle promozioni commerciali natalizie o al parroco che viene a suonare alla porta per parlarti del Natale o a tutti gli stimoli natalizi che turbano il mondo interiore di chi ha il diritto di detestare questo rituale annuale. Il mio consiglio è quindi di tentare, prima di tutto, di comprendere i motivi per cui il Natale ci irrita, successivamente quello di valutare il proprio livello di tolleranza con l’intento di rafforzarlo. Ma se proprio non se ne è capaci, se ci si sente costretti a vivere il Natale come qualcosa di angosciante, che riporta a un ricordo amaro, a un’atmosfera troppo tesa, consiglio di non stare troppo nella propria casa. Meglio allora organizzare un viaggio, oppure cercare di passare la serata con gli amici o in un’associazione di volontariato”.

Chi è vicino al “Grinch” (fidanzati, parenti, amici), come riesce a festeggiare senza soccombere?

“Consiglio di vivere le relazioni senza riferirle al Natale, ma con la libertà e il piacere che si prova sempre Per chi odia il Natale: lo spirito natalizio ha una sede nel cervellonel resto dell’anno. Non bisogna convincersi che il Natale ricordi a chi si sente solo di essere realmente solo: consiglio di partecipare a iniziative di gruppo tra persone vicine al ‘Grinch’ vivendo il periodo vacanziero come fosse quello di Pasqua o quello estivo. Spesso il ‘Grinch’ si mostra reticente, proprio perché l’atmosfera natalizia genera una provocazione in chi ha sofferto molto, proprio per le proprie relazioni familiari. Poi ci sono molte persone che percepiscono il Natale come una minaccia non solo per la psiche, ma anche per gli aspetti alimentari che questa ricorrenza impone (dai chili presi dai panettoni, torroncini, cene di lavoro e pranzi di famiglia). Questo sovrappeso si accumula in pochi giorni e spesso per smaltirlo bisogna attendere dei mesi all’insegna della dieta e dell’attività fisica. Quindi come altri studi hanno dimostrato, per non prendere peso bisogna bruciare almeno 1500-2000 calorie a settimana in attività fisica, quindi almeno un’ora di camminata al giorno a passo moderato o un totale di circa 20 chilometri di corsa a settimana. Questi esercizi fisici aiuteranno anche ad aumentare i livelli di serotonina e questo consente di affrontare al meglio l’umore”.

C’è qualche speranza che anche il “Ghinch” sia contagiato e convertito allo spirito natalizio?

“Se il Natale può simboleggiare per molti un momento di speranza ricordando la nascita di Gesù, anche in un’accezione laica si ha più tempo per andare a trovare un amico che soffre o vive un periodo che spera termini al più presto. Non è necessario attribuire la nostra vicinanza agli altri perché è Natale, ma perché durante questo periodo si è più liberi da impegni di lavoro. Penso che sia possibile così, per qualche ‘Grinch’ trovare utile e di aiuto il vissuto altrui del Natale, aumentando così la propria tolleranza a un periodo vissuto allegramente ‘dagli altri’. Penso che ogni ‘Grinch’ abbia la possibilità di un profondo cambiamento”.

L’aspetto commerciale del Natale incide sulla maniera nella quale lo si vive?

”C’è di più. Noto la percezione che il Natale sia un complotto commerciale per far spendere dei soldi.Per chi odia il Natale: lo spirito natalizio ha una sede nel cervello Si vive, dunque, il rifiuto categorico di fare regali o fare dello shopping natalizio, aspettando di colpire gli autori del complotto commerciale natalizio, eccitandosi per l’arrivo dei saldi. Altre persone declinano cene di lavoro e con parenti, soddisfatte di aggredire l’ipocrisia che trovano in queste iniziative e cercando di proteggersi dal timore di essere omologati dalle tradizioni”.

Che cosa consiglia? Resta la priorità data alla tradizione?

“Penso che nella nostra vita vi sia posto anche per le tradizioni, senza per questo dare a loro un valore prioritario ad altre caratterizzazioni della società. Esistono poi ‘Grinch da depressione’, ovvero quelle persone che soffrono di questa terribile malattia che dilaga a cavallo tra il secolo scorso e quello attuale. Queste persone non vorrebbero del tutto esprimere la loro passività al clima natalizio, specialmente se hanno figli. Infatti si sentono responsabili della crescita dei loro bambini e pertanto esprimono flebili segnali di partecipazione collettiva, con risultati non sempre felicissimi (parlo di addobbi e decorazioni tristi e forzate)”.

Si è offerto un quadro esauriente, ma approfondiremo l’argomento (per chi odia il Natale).

Christmas Blues: facciamo chiarezza (per chi odia il Natale)

Natale Blues, che fare? Riportiamo la consulenza della dottoressa Maura Levi, medico specialista in Psicologia clinica del Gruppo MultiMedica. Per le festività che si annunciano, un brain storming di esperti, alla ricerca dello spirito del Natale perduto (da chi non ne sente nemmeno la mancanza).

Per chi odia il Natale: quanto si dovrebbe essere felici

Per chi odia il Natale: lo spirito natalizio ha una sede nel cervello“Il Natale è sicuramente la festa più apprezzata dai bambini, nonché sinonimo di gioia, buoni sentimenti, generosità e famiglia, ma tra gli adulti non sempre si tratta di un momento positivo, come vorrebbero le convenzioni sociali. A volte esso può rappresentare un incubo, più che un sogno. Infatti, non è detto che l’aria di festa, che si evidenzia attraverso le sfarzose illuminazioni per le strade o gli spot televisivi, che ci ricordano quanto si “dovrebbe” essere felici, induca nell’animo sentimenti di gioia; anzi talvolta può provocare ansia, tristezza, se non addirittura la sensazione frustrante di non poter godere appieno di tale clima. C’è chi lo chiama Christmas Blues, dove blue in inglese significa depressione, ma non si può certamente parlare di una patologia psichiatrica. È più assimilabile a un malessere, tipico della nostra epoca, dove questi disturbi tendono a comparire durante le festività, per poi scomparire dopo la loro conclusione, quando si ritorna a ritmi di vita più regolari”.

Per chi odia il Natale: le cause del malessere

“In questo periodo dell’anno cambiano per molti le abitudini quotidiane: in attesa delle ferie il lavoro diventa più pesante, si mangia più spesso fuori (non sempre per piacere, ma per obbligo), si dorme di meno, si è costretti a faticose corse e code nei negozi per comprare i regali. Tutto ciò può creare uno squilibrio del ritmo sonno-veglia e un maggior affaticamento; è come se a una vita già troppo stressante si aggiungessero altri faticosi obblighi. Inoltre, il Natale coincide spesso per ognuno di noi con il fare i conti con ciò che abbiamo realizzato o perso durante l’anno che sta per finire. Come eravamo l’anno scorso a quest’epoca? Che cosa avevamo in progetto di fare e cosa abbiamo realizzato? Indipendente dalle risposte che ognuno si dà, è facile incupirsi, realizzando lo scorrere del tempo. Questo è poi il periodo in cui ci si ricongiunge con le persone amate, a volte lontane, e dove abbiamo l’occasione di poter rinnovare il nostro affetto. Ma quando questo non può avvenire per impossibilità, o ancora di più per la perdita di una persona cara, il Natale può diventare un momento di nostalgia o di tristezza. Mi è capitato di recente un paziente che, per la sua spiccata sensibilità sociale, vive il Natale con una certa tristezza pensando a coloro che vivono in condizioni meno abbienti e che non possono ‘godere’ dell’abbondanza del periodo”.

Per chi odia il Natale: come goderselo

“Come godersi il Natale? Pensando a ciò che abbiamo, senza rimanere troppo ancorati a ciò che abbiamo perso o non conquistato. Fare regali, ma soprattutto condividere e dare amore a coloro che amiamo veramente, riducendo allo stretto necessario il tempo da dedicare alle occasioni o alle persone ‘obbligate’”.

Per chi odia il Natale: che fare se il disturbo si protrae

Che fare, se il disturbo si protrae e le manifestazioni di irritabilità, alterazione dell’umore (e disturbi del sonno) si protraggono per 1 o 2 mesi, quindi ben oltre il periodo natalizio? E’ stato riconosciuto che durante il periodo delle festività, le persone con una predisposizione a stati di ansia e depressione, o con una patologia psichiatrica conclamata, possono manifestare un peggioramento sintomatologico. In questi casi è bene rivolgersi a uno specialista.

About Giorgio Maggioni

È dal 1993 che studia, analizza e sfrutta il WEB. Dicono sia intelligente, ma che non si applichi se non sotto stress, in quel caso escono le sue migliori idee creative. Celebre la sua frase: “è inutile girarci in giro, chi non usa il web è destinato a fallire”. È docente di webmarketing per l’internazionalizzazione d’impresa, dove incredibilmente, per ora, è riuscito a non rovinare alcuno studente. In WMM si occupa di sviluppare modelli di business utilizzando logiche non convenzionali.

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