Disinnescare la bomba: la ferita d’abbandono ha effetti, lascia tracce dentro l’individuo. In tutte le sue azioni, essa traspare: sono palesi le conseguenze dell’inesorabile conto alla rovescia, che incomincia, perché no, già nell’infanzia. Ne risente la coppia, nei casi nei quali è soggetta a deflagrazioni emotive. E’ una situazione esplosiva.
Disinnescare la bomba: la vita di coppia è un’avventura
“La vita di coppia è una meravigliosa avventura nella quale due persone possono lanciarsi a capofitto seguendo l’intuito o l’impulso del loro cuore, o impegnarsi dopo avervi a lungo riflettuto e aver preso una decisione razionale”. E’ possibile voler abbandonare la partita?
Disinnescare la bomba: eliminare i problemi della coppia
“Quasi sempre, naturalmente, è l’amore che spinge a intraprendere quest’avventura, ma la realtà quotidiana può a volte rivelarsi costellata di così tanti problemi che a un certo punto uno dei due partner – se non entrambi – può desiderare di gettare la spugna… Ogni coppia è unica, così come gli individui che la compongono, e ciò spiega forse le difficoltà che incontrano le persone che si lanciano nell’avventura della vita a due.”
Uno dei due elementi della coppia può risentire di esperienze pregresse, che lo hanno segnato. La psiche può essere immaginata come una carta topografica: le emozioni possono tracciare falsi percorsi, difficili da colmare.
Disinnescare la bomba. Un argomento presente in letteratura
“Ognuno ha una ferita, e io ho la mia. È qua, la mia ferita, di quattordici anni fa”: Rossana in Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand, atto V, traduzione di Oreste Lionello.
Ferite che si possono far rimarginare, con consigli pratici proposti da un illuminato terapeuta.
Disinnescare la bomba: un testo tradotto e pubblicato
La ferita da abbandono è una vera e propria bomba da disinnescare.
Disinnescare la bomba. Gli effetti della ferita d’abbandono sulla coppia è un testo di circa 160 pagine, pubblicato quest’anno, di costo pari a circa 15 euro, edizioni Amrita.
Il dottor Daniel Dufour ne è l’autore: pratica la cosiddetta “medicina globale”, nella quale non ci si limita a trattare i sintomi delle malattie ma si mira alla cura delle cause. Ha dedicato al tema della ferita d’abbandono più di quindici anni di ricerca. E’ il suo primo testo tradotto in italiano. Lo abbiamo raggiunto e intervistato, in lingua francese (testo originale pubblicato in corsivo). Ecco le sue parole.
Disinnescare la bomba: l’intervista
Disinnescare la bomba. Che cos’è la ferita d’abbandono?
Un bambino che è stato abbandonato fisicamente (ad esempio un bambino adottato) o che non si è sentito amato nel modo in cui avrebbe voluto essere, svilupperà molto spesso una ferita d’abbandono. Infatti, sopravviverà per proteggersi sviluppando molto rapidamente e con forza il suo ego (o mente) che gli consentirà da un lato di staccarsi dal momento presente, perché non sentirsi amato è molto doloroso e d’altra parte sente la necessità di staccarsi dalle proprie emozioni, specialmente la rabbia che prova per sentirsi respinto o abbandonato. Inoltre, questa stessa mente lo giudicherà dicendo che non merita di essere amato perché quelli che dovrebbero amarlo non lo fanno. Tutto ciò farà vivere il bambino staccandosi da se stesso, guidato dalla sua mente che lo trascinerà in paure, sensi di colpa, la certezza che nessuno può davvero amarlo. Questo lo porta nell’adolescenza e nel suo percorso adulto a cercare l’amore negli altri perché non ama se stesso, pur essendo convinto che comunque prima o poi, altri scopriranno che non è “gentile”, “amabile”. È così che passa dall’abbandono all’abbandono nella sua vita sociale ed affettiva.
Disinnescare la bomba. Ha qualche consiglio per esprimere le emozioni represse?
Per poter esprimere le emozioni represse e soprattutto la rabbia, perché è questa emozione che domina più spesso, la prima cosa è tornare al momento presente spegnendo la propria mente. Si fa ciò prestando attenzione al proprio corpo fisico e al proprio corpo sensoriale. Infatti, è solo nel momento presente che si può provare un’emozione bloccata da ieri o fin dall’infanzia… Quindi prendere la prima fase vissuta e riviverla fino al momento più doloroso e poi fare una sosta in questo momento specifico e sentire la palla o il nodo che si troverà tra il basso addome e il collo, che in realtà è l’emozione bloccata. Una volta che si è percepita, rimane soltanto di esprimerla gridando, piangendo per esempio. Si tratta di un passaggio fisico e non intellettuale. Il mio consiglio è di non cercare con la memoria i momenti dolorosi della propria infanzia, ma di prendere davvero la prima scena che risale, si presenta alla nostra attenzione, di non giudicare se questa scena è rappresentativa o meno. In effetti abbiamo nel nostro presente tutto il nostro passato e quindi possiamo “mondare” molte emozioni in un esercizio relativo alla condizione di andare alla fine dell’espressione. Il risultato finale è un profondo rilassamento e benessere. La cosa più difficile non è l’espressione, ma il fatto che la mente riemerge molto spesso e a tutti i livelli dell’esercizio. Deve quindi spegnersi di nuovo e tutte le volte che è presente…
Potrebbe proporre un esercizio facile, al fine di disinnescare la bomba?
L’esercizio più utile è quello di spegnere la mente, ma non è “facile” perché l’ego è molto forte e fa in modo di tornare molto rapidamente. È quindi necessario praticare l’esercizio il più spesso possibile durante il giorno. Molte persone diranno che non hanno il tempo, cosa che è di nuovo una trappola della mente! Raccomando di fare quanto segue: inspirare/espirare normalmente e prestare attenzione alle dita dei piedi nelle proprie scarpe e spostarle… Quindi ricominciare questo esercizio che può essere fatto con gli occhi aperti, in qualsiasi momento e dove durante il giorno, di sera e di notte se non dormiamo… Sembra semplice, è semplice! Prova e vedrai che la mente è molto forte, tanto da assicurarci di non rimanere a lungo nel momento presente… Quindi non scoraggiarti, ma ricomincia e così via.
Disinnescare la bomba. Ci parlerebbe dell’amore provato dalla persona abbandonata?
L’amore sperimentato dalla persona con problemi di abbandono è più simile alla passione, rispetto a una relazione piena, calma e serena con il suo partner. La persona abbandonata, che ha in sé la paura del panico di rivivere un abbandono, fa tutto il possibile per essere certa che l’altro non lo/la dimentichi, sia interessato a lui/lei in qualsiasi momento, che sia con lui o senza di lui… Manda messaggi costantemente e attende risposte immediate, chiama al telefono più volte al giorno per dire all’altro che lo ama e attende conferme; chiede all’altro di essere al suo fianco il più spesso possibile, odia trovarsi solo ecc… Egli confonde l’amore con la passione: il suo cuore deve costantemente battere e si aspetta che l’altro faccia lo stesso per lui. Questo modo di comportarsi è spesso molto invasivo per l’altro che non ha lo stesso bisogno di rassicurazione dell’abbandono. La passione provata dalla persona abbandonata non ha nulla a che fare con un amore profondo e sereno sentito, vissuto dal colui/colei che non ha problemi di abbandono. Allo stesso tempo, la vita di tutti i giorni può diventare difficile per la coppia perché colui che ha problemi di abbandono desidera un’attenzione costante e farà di tutto per ottenerla, per rassicurare se stesso che l’altro non lo abbandonerà, o non lo sta abbandonando.
Disinnescare la bomba. Potrebbe raccontarci la storia vera di uno dei suoi pazienti?
Le molte storie riportate nel libro sono veri esempi della mia pratica professionale con i miei pazienti. Ma consideriamo l’esempio di Marco, che mi consulta perché è verbalmente offensivo con la sua compagna, geloso fino all’estremo e assolutamente certo che lo lascerà se continua a comportarsi in questo modo. È ancor più certo che questo gli sia successo in tutte le sue ultime relazioni. Non capisce perché sia così geloso e possessivo perché, mi dice, sa che la sua ragazza non lo sta tradendo, ma non può fare a meno di pensare che accadrà. Nelle sue ultime tre relazioni dopo un tempo più o meno lungo è stato lasciato dalle sue compagne perché non potevano sopportare il suo modo di comportarsi… Dopo alcune conversazioni, Marco si rende conto che sua madre lasciò la casa di famiglia quando aveva quattro anni, lasciandolo da solo con suo padre, poi pochi mesi dopo con la nuova compagna di quest’ultimo, che non gli piaceva affatto, cosa che era, del resto, reciproca. Non è stato in grado di rivedere sua madre fino all’età di 13 anni ed ella non gli ha mostrato molto amore vedendolo di nuovo… Permettendo a se stesso di vivere la rabbia provata verso sua madre quando lo incontrò all’età di 13 anni, Marco fu in grado di iniziare a guarire dalla sua ferita di abbandono. Certo, non tutto è stato fatto in pochi minuti, ma dopo aver espresso più volte rabbia e tristezza, è stato in grado di ritrovare se stesso, ritrovare la sua sicurezza e non aspettare che l’altro lo amasse al suo posto. In effetti, il semplice fatto di spegnere la propria mente, di esprimere l’emozione per fare bene a se stessi liberandosi da essa, sono segni di rispetto, di amore che ha donato a se stesso e allo stesso tempo il desiderio di essere amati dagli altri diventa meno grande e necessario.
Disinnescare la bomba. Versione originale dell’intervista
Version originale en français
Qu’est-ce que c’est la blessure d’abandon?
Un enfant qui a été soit abandonné physiquement (enfant adopté par exemple) ou qui ne s’est pas senti aimé de la façon dont il aurait aimé l’être, va développer la plupart du temps une blessure d’abandon.
En effet il va pour survivre se protéger en développant très rapidement et fortement son ego (ou mental) qui va lui permettre d’une part de se couper du moment présent, car de ne pas se sentir aimé est très douloureux et d’autre part se couper de ses émotions, et notamment de la colère qu’il ressent de se sentir rejeté ou abandonné. De plus ce même mental va le juger en lui disant qu’il ne mérite pas d’être aimé puisque ceux qui devraient l’aimer ne le font pas. Tout ceci va faire que l’enfant va vivre en se coupant de lui-même, dirigé par son mental qui va l’entrainer dans les peurs, la culpabilité, la certitude que personne ne peut vraiment l’aimer.
Cela le conduit dans l’adolescence et dans sa voie d’adulte à rechercher l’amour chez les autres puisqu’il ne s’aime pas lui-même, tout en étant convaincu que de toutes façons tôt ou tard, les autres vont découvrir qu’il n’est pas « aimable ». C’est ainsi qu’il va aller d’abandon en abandon dans sa vie sociale et affective.
Avez-vous des conseils pour exprimer les émotions réprimées depuis l’enfance?
Pour pouvoir exprimer les émotions réprimées et notamment la colère, car c’est cette émotion qui domine le plus souvent, la première chose est de revenir dans le moment présent en éteignant son mental. Cela se fait en portant son attention à son corps physique et à son corps sensoriel. En effet il n’y a que dans le moment présent que l’on peut ressentir une émotion bloquée depuis hier ou depuis l’enfance… Puis de prendre la première scène vécue et de la revivre jusqu’au moment le plus douloureux et alors de faire un arrêt sur ce moment précis et de ressentir la boule ou le nœud qui va se situer entre le bas-ventre et le cou, qui est en réalité l’émotion bloquée. Une fois cela ressenti il ne reste plus qu’à l’exprimer en criant, pleurant par exemple. Cela est très physique et non intellectuel.
Mon conseil est de ne pas rechercher avec sa mémoire les moments douloureux de sa petite enfance, mais de prendre vraiment la première scène qui remonte, de ne pas juger si cette scène est représentative ou non. En effet nous avons dans notre présent tout notre passé et ainsi nous pouvons « nettoyer » beaucoup d’émotions en un exercice à la condition d’aller jusqu’au bout de l’expression. Le résultat final est une détente profonde et un mieux-être.
La chose la plus difficile n’est pas l’expression mais le fait que le mental ressurgit très souvent et à tous les niveaux de l’exercice. Il faut alors l’éteindre à nouveau et autant de fois qu’il est présent… Pourriez-vous proposer un exercice facile?
L’exercice le plus utile est d’éteindre le mental mais il n’est pas « facile » car l’ego est très fort pour faire en sorte de revenir très vite. Il faut par conséquent le pratiquer le plus souvent possible dans la journée. Beaucoup de monde vont dire qu’ils n’en n’ont pas le temps, ce qui est à nouveau un des pièges du mental !
Je recommande de faire la chose suivante : inspirer/expirer normalement et porter son attention à ses orteils dans ses chaussures et de bouger ceux-ci… Puis de recommencer cet exercice que l’on peut faire les yeux ouverts, n’importe quand et où pendant la journée, la soirée et la nuit si on ne dort pas… Cela parait simple, cela est simple ! Essayez et vous verrez que le mental est très fort pour faire en sorte que nous ne restions pas longtemps dans le moment présent…. Alors il ne faut pas se décourager mais recommencer et ainsi de suite….
Voulez-vous nous parler de l’amour ressenti par la personne abandonnée?
L’amour vécu par l’abandonnique ressemble plus à de la passion qu’à une relation pleine, calme et sereine avec son partenaire.
L’abandonnique, qui a en lui une peur panique de revivre un abandon, fait tout ce qu’il peut pour être certain que l’autre ne l’oublie pas, s’intéresse à lui à tout moment, qu’il soit avec ou sans lui…
Il envoie des messages constamment et attend des réponses immédiates, il téléphone plusieurs fois par jour pour dire à l’autre qu’il l’aime et attend des confirmations ; il demande à l’autre d’être à ses côtés le plus souvent possible, il déteste se retrouver seul etc…
Il confond amour avec passion : son cœur doit battre la chamade constamment et il attend de l’autre que cela la même chose pour lui.
Cette façon de se conduire est souvent très envahissante pour l’autre qui n’a pas le même besoin de réassurance que l’abandonnique.
La passion que ressent l’abandonnique n’a rien à voir avec un amour profond et serein ressenti, vécu par le non abandonnique.
Du même coup la vie quotidienne peut devenir pour le couple difficile car l’abandonnique désire constamment de l’attention et va tout entreprendre pour l’obtenir dans le but de se rassurer par rapport au fait que l’autre ne va pas l’abandonner ou n’est pas en train de l’abandonner.
Pourriez-vous nous raconter l’histoire vraie de l’un de vos patients?
Les nombreuses histoires données dans le livre sont des exemples vrais tirés de ma pratique professionnelle avec ma patientèle. Mais prenons l’exemple de Marco qui me consulte car il est violent verbalement avec sa compagne, jaloux à l’extrême et absolument certain qu’elle va le quitter si il continue à se conduire de cette façon.
Il en est d’autant plus certain que cela lui est déjà arrivé dans toutes ses dernières relations. Il ne comprend pas pourquoi il est à ce point jaloux et possessif car, me dit-il, il sait au fonds de lui que sa compagne ne le trahit pas, mais il ne peut s’empêcher de penser que cela va arriver. Dans ses trois dernières relations après un temps plus ou moins long il a été quitté par ses compagnes car elles ne supportaient plus sa façon de se conduire…
Marco réalise, après quelques entretiens, que sa mère a quitté le domicile familial alors qu’il avait 4 ans, le laissant seul avec son père, puis quelques mois après avec la nouvelle compagne de ce dernier qu’il n’aimait pas du tout, ce qui était du reste réciproque. Il n’a pu revoir sa mère avant l’âge de 13 ans et celle-ci ne lui a pas témoigné beaucoup d’amour non plus en le revoyant…
En se permettant de vivre la colère ressentie envers sa mère, au moment de sa rencontre avec elle à l’âge de 13 ans, Marco a pu commencer à guérir de sa blessure d’abandon. Bien entendu tout ne s’est pas fait en quelques minutes, mais après avoir plusieurs fois exprimé la colère et la tristesse, il a pu se retrouver, regagner de la confiance en lui et de ne plus attendre que l’autre l’aime à sa place. En effet le simple fait d’éteindre son mental, d’exprimer l’émotion pour se faire du bien en se libérant de celle-ci, sont des touches de respect, d’amour qu’il s’est donné à lui-même et du même coup le désir d’être aimé par l’autre est moins grand et nécessaire…