Le donne che li hanno provati affermano che i dolori del parto non siano secondi a nessun altro.
E, molto spesso, nemmeno i nove mesi che precedono questo momento si possono ritenere “una passeggiata“.
Ma se qualcuno vi dicesse che esiste un modo del tutto naturale per ridurre i dolori prima, durante e dopo il parto, voi ci credereste?
Una risposta esiste, e sempre più persone ne fanno ricorso: il trattamento osteopatico.
Un trattamento osteopatico durante la gravidanza può essere utile sotto svariati punti di vista. Risolvere i problemi posturali della madre, limitare i dolori durante il parto, intervenire sui disturbi del neonato nei primi mesi della sua vita.
Insomma, un vantaggio a 360 gradi, con un professionista a 360 gradi.
Trattamento osteopatico: quali sono i mesi migliori per iniziare?
Nei diversi mesi nei quali si sviluppa la gravidanza, il corpo della donna va incontro a modifiche del sistema muscolo-scheletrico.
Un trattamento osteopatico può aiutare la futura mamma a ripristinare le disfunzioni articolari e muscolari che si creano durante i nove mesi.
Tuttavia, non sono in molti a sapere che il trattamento osteopatico non si limita semplicemente a questo: è un supporto per la vita quotidiana, specialmente nello stato di gravidanza.
I primi tre mesi

Quando è opportuno rivolgersi all’osteopata?
“Nel primo trimestre, nella donna in gravidanza, avvengono principalmente cambiamenti sistemici“, spiega Alessandro Fantoli, Osteopata B.Sc Hons (Ost) & M.Sc (Ost).
La pancia non cresce ancora, e il sistema muscolo-scheletrico non è ancora sottoposto a scompensi posturali.
“Tuttavia, anche in questa fase, l’osteopata può rivelarsi un prezioso alleato. Abbiamo le conoscenze e competenze per fornire consigli sul sonno, su come effettuare attività sportiva e molto altro ancora”, continua Fantoli.
È importante tenere a mente che tutto ciò di cui beneficia la madre, si riflette, di conseguenza, sul suo futuro bambino.
Proprio per questo motivo, molte donne hanno imparato a prestare molta attenzione al loro stile di vita, evitando cibi e vizi poco sani. Tuttavia, altre questioni potrebbero non essere chiare.
Per esempio, se una donna in gravidanza è amante dell’attività sportiva, può continuare a svolgerla?
“L’attività sportiva può essere praticata, con le dovute accortezze e, anzi, è addirittura consigliata”, continua l’osteopata.
L’importante, quindi, è non optare per la sedentarietà. Sono da prediligere le attività a bassa intensità come il nuoto, le camminate, la ginnastica in acqua e lo yoga.
Il secondo e terzo trimestre
Dal secondo e terzo trimestre compare il famoso dolore lombare tipico delle donne incinte.
“Il carico che deriva dal peso della pancia sovraccarica la zona lombare, tra la fine del secondo trimestre e l’inizio del terzo, portando alla sway back position, la tipica postura con la colonna vertebrale inarcata all’indietro“, commenta Fantoli.
Ma non solo, in questi mesi possono anche comparire:
- Pesantezza al pavimento pelvico, nella zona inferiore dell’addome.
- Sciatalgia, infiammazione dovuta al peso dell’utero che irrita il nervo sciatico.
- Cervicalgia, i classici dolori cervicali che derivano dallo scompenso posturale causato dalla gravidanza.
- Mal di schiena, anche questo per problemi di postura.
- Disturbi gastro-intestinali, dovuti alla compressione dei visceri da parte della placenta che cresce e occupa uno spazio sempre maggiore.
- Stress, e l’osteopata può agire sul sistema para-simpatico, quello che regola rilassamento, quiete, riposo, attenuando la condizione di stress.
Rivolgersi a un osteopata è un’ottima soluzione per limitare o prevenire queste complicanze.
La futura mamma, oltre a beneficiare dei trattamenti durante la gravidanza, farà minore fatica durante la fase espulsiva del parto, poichè il professionista avrà eliminato le contratture che inevitabilmente si saranno create.
Il post parto
Immagiamo che il parto sia avvenuto nel migliore dei modi, con dolori e difficoltà di espulsione ridotti, grazie ai trattamenti delle settimane precedenti.
A questo punto, l’osteopata può ancora essere utile?
“È possibile che, anche dopo aver partorito, la neomamma presenti alcune contratture e dolori per riadattamento alla normale fisiologia”, spiega Fantoli.
Quindi, anche in questo caso, potrebbe essere utile rivolgersi al professionista per il trattamento di queste nuove disfunzioni articolari e muscolari.
E per quanto riguarda, invece, il neonato?
Anche i bambini possono beneficiare del trattamento osteopatico. Infatti, possono presentare alcune condizioni parafisiologiche, vale a dire nè normali nè patologiche, molto comuni:
- Irrequietezza
- Insonnia
- Gastrite e coliche
- Rifiuto del cibo, che si può estendere a problemi di reflusso
- Difficoltà a essere allattati, per problemi al palato o alla componente cranica
- Stipsi, vale a dire la difficoltosa o infrequente evacuazione intestinale
Questi problemi possono essere trattati dall’osteopata. Tuttavia, prima che egli possa intervenire direttamente, è importante che vi sia una chiara valutazione pediatrica del problema in questione.
“I bambini, in particolare, comunicano i benefici dei trattamenti ben eseguiti anche tramite il linguaggio del corpo: la gioia e la sensazione di rilassamento si manifestano nei sorrisi “, continua entusiasta l’osteopata.
Ma non solo. Al di fuori dalla pratica professionale, intesa in senso stretto, l’osteopata ha le competenze per rafforzare e ripristinare la dualità che si è creata tra madre e figlio nei nove mesi precedenti.
Fondamentali, quindi, tra un trattamento e l’altro, i momenti in cui il neonato può sentire il calore materno e il suo battito cardiaco. In sostanza, qualcosa di molto diverso da una visita “fredda e distaccata”.
“Mi piace pensare che, tra me e i miei pazienti, si crei qualcosa che possa andare oltre il mero trattamento. Devono esserci comprensione, comunicazione e fiducia da entrambi i lati”, spiega Fantoli.
Empatia: una dote fondamentale
L’osteopata, è bene ricordarlo, è un professionista sanitario, ma non rientra nella categoria dei medici.
Pertanto, può effettuare solamente delle ipotesi diagnostiche, e non delle vere e proprie diagnosi.
Tuttavia, questa cosa non va intesa come una limitazione alla professione, anzi. Un osteopata deve sapere quando rivolgersi ad altre figure professionali legate alla sfera sanitaria, e deve saper intervenire su loro richiesta, laddove necessario, per trattare il paziente.
Inoltre, indipendentemente dal fatto che si tratti di una donna in stato di gravidanza, di una persona con problemi di postura o di un giovane atleta, l’osteopata non segue mai un protocollo standard.
Intendiamoci, le tecniche applicabili non sono infinite, ma le storie delle persone che arrivano a sedersi sul lettino si. E, ogni paziente, dev’essere trattato a seconda delle sue condizioni e problematiche. Proprio per questo motivo è fondamentale che la comunicazione con il professionista sia chiara e continua.
Per esempio, non tutte le persone che hanno un dolore alla spalla hanno anche la stessa mobilità della medesima, quindi saranno necessarie tipologie diverse per la riabilitazione, oppure, non tutte le donne incinta trovano lo stesso sollievo dopo un numero fisso di trattamenti.
Tuttavia, si può affermare che dopo 3-4 trattamenti, sia normale, in generale, vedere dei risultati soddisfacenti.
“Credo che l’empatia sia una delle doti in grado di distinguere maggiormente un buon osteopata, da un ottimo osteopata“, conclude Alessandro Fantoli.
Foto di Pavel Danilyuk: https://www.pexels.com/it-it/foto/donna-relax-attivita-lifestyle-7055720/