Emicrania, che cos’è? Un problema non da poco. Letteralmente, significa “dolore su un lato della testa” (la parola deriva dal greco). Ora c’è un nuovo farmaco per chi ne soffre: si chiama erenumab. Sulla base dello studio Liberty, il primo condotto in una popolazione di pazienti che avevano in precedenza fallito diversi trattamenti preventivi (per essere precisi, avevano provato e fallito da due a quattro precedenti trattamenti), i pazienti trattati con la nuova molecola hanno fatto riscontrare una maggiore riduzione dei giorni mensili di emicrania. E’ stato inoltre rilevato un più evidente miglioramento nella partecipazione alle attività quotidiane, rispetto ai pazienti trattati con placebo, anch’essi oggetto dello studio.
Erenumab è risultato simile al placebo per tollerabilità e profilo di sicurezza. I dati raccolti erano simili a quelli osservati in tutto il programma di studi clinici, condotto su oltre 3000 pazienti.
Erenumab è la prima terapia mirata anti-CGRP (l’aumento dei livelli di questo peptide, correlato al gene della calcitonina, è stato segnalato nell’emicrania, ndr) specifica per la prevenzione dell’emicrania. E’ stata approvata da Food and drug administration (Fda) ed European medicines agency (Ema).
Pubblica la ricerca la rivista Lancet.
Emicrania e nuovo farmaco: la parola agli esperti
Il professor Uwe Reuter, managing medical director presso la Charité Universitätsmedizin, si è espresso in questo modo: “Questi risultati forniscono un’autentica speranza ai pazienti che da anni convivono con il dolore e la disabilità dell’emicrania mentre passano ripetutamente da un’opzione terapeutica all’altra, a causa della mancanza di efficacia o dell’insorgenza di effetti indesiderati intollerabili. Nei soggetti caratterizzati dai più elevati bisogni medici insoddisfatti, questi risultati dimostrano l’efficacia di erenumab non solo nel ridurre il numero di giorni di emicrania, ma anche nel consentire ai pazienti di riprendere possesso della loro vita quotidiana”. Si sottolinea la capacità di portare a termine le azioni della quotidianità, come svolgere le incombenze domestiche e alzarsi dal letto.
Emicrania: My migraine voice
My migraine voice è una ricerca recente: è stato dimostrato come i pazienti con precedente fallimento terapeutico hanno maggiore compromissione della produttività al lavoro rispetto a quelli che non avevano precedentemente fallito alcun trattamento. Un impatto negativo sulla propria vita sociale e personale è stato inoltre segnalato da una percentuale maggiore di questi soggetti.
Erenumab è stato approvato nello Spazio economico europeo, negli Stati uniti, in Canada, in Australia, in Svizzera, negli Emirati Arabi Uniti e a Singapore.
Emicrania: per saperne di più
Si tratta di una malattia neurologica caratterizzata da attacchi ricorrenti di cefalea di intensità da moderata a severa, con dolore tipicamente pulsante, spesso unilaterale e associato a nausea, vomito e ipersensibilità a luce, suoni e odori. L’emicrania è associata a dolore, disabilità e ridotta qualità della vita. Non manca il peso economico per la società. Essa resta sotto-riconosciuta e sotto-trattata. Le attuali terapie preventive sono state mutuate da altre indicazioni e sono spesso associate a scarsa tollerabilità e a mancanza di efficacia, con un conseguente aumento dei tassi di sospensione tra i pazienti.
Emicrania: dal Libro bianco
L’emicrania non è un sintomo, ma una malattia neurologica. Rappresenta la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano secondo l’Oms. Oggi è una delle malattie neurologiche sulle quali è disponibile il maggior numero di conoscenze scientifiche e il maggior numero di farmaci innovativi, specifici e selettivi.
Emicrania: i sintomi
L’emicrania può durare nel suo complesso fino a 5-6 giorni per ogni attacco; può comparire già 24 ore prima del dolore con sintomi vaghi quali stanchezza, irritabilità, depressione, sbadiglio, particolare appetito per dolci (e tra questi il cioccolato), per poi sfociare nell’attacco vero e proprio che dura dalle 4 alle 72 ore. In questa fase si sommano un dolore severo, riguardante tipicamente una metà del capo, e numerosi sintomi quali la nausea, spesso molto intensa, e il vomito, caratterizzato talora da conati ripetuti. Il dolore è pulsante e si esaspera anche con minimi movimenti, costringendo il soggetto a ritirarsi in disparte, isolato da rumori e luci verso i quali diviene sensibilissimo. Gli effetti di emicrania possono persistere per alcuni giorni dopo che il mal di testa principale è finito. Si tratta della fase post-dromica, della durata pari a 24-48 ore, dominata da insofferenza, prostrazione, scadimento dell’umore, necessità continua di urinare. Nel 30% dei soggetti, la fase dolorosa è preceduta dalla cosiddetta aura, un sintomo neurologico focale (in genere disturbi del campo visivo, alterazioni della sensibilità a un arto superiore e alla corrispondente metà del volto, difficoltà a convertire il pensiero in parole) che dura mediamente 20-30 minuti, dissolvendosi poi con la comparsa della fase dolorosa.
L’emicrania e le donne
Nella donna l’emicrania si presenta in forma più severa con attacchi più frequenti, di maggiore intensità e durata, ed è associata a sintomi vegetativi di accompagnamento più marcati.
L’emicrania ha una prevalenza di circa il 27% nelle donne nel periodo compreso tra pubertà e menopausa. Raggiunge il massimo della sua prevalenza nella quarta e quinta decade di vita, quindi nel periodo di maggiore produttività lavorativa e sociale. Essa segue l’andamento delle fluttuazioni degli ormoni sessuali femminili, presentando fasi di maggiore acuzie e severità nei giorni delle mestruazioni e dell’ovulazione. Manifesta tipicamente un miglioramento nel corso del II e III trimestre di gravidanza per poi riaffiorare in tutta la sua disabilita dopo il puerperio e l’allattamento. La scomparsa con la menopausa è tutt’altro che una regola dal momento che in 1/3 delle donne persiste in forma immodificata mentre in 1/3 manifesta al contrario un peggioramento.
Donne, emicrania e denaro
Le donne sono le più colpite dall’emicrania, ma spendono meno quando si tratta di curarsi, a causa del reddito inferiore.
Appartengono al genere femminile due persone affette su tre. La condizione incide sulla loro vita lavorativa e sociale più pesantemente che su quella degli uomini. E’ stato svolto in merito uno studio del Cergas Bocconi.
Soffrono di emicrania quattro milioni di donne, rispetto a due milioni di uomini. Di conseguenza, esse perdono più giorni di lavoro (16,8 l’anno contro i 13,6 dei maschi) e giornate di vita sociale (26,4 contro 20). E ancora: sono maggiormente soggette al fenomeno del presentismo, ovvero a giornate in cui si presentano al lavoro in condizioni di malessere (51,6 giorni contro 35,6). La spesa relativa alle cure è pari a 1.132 euro l’anno, contro 1.824 del genere maschile. Le esponenti del gentil sesso fanno riscontrare una perdita di redditività minore.
Il quadro è stato delineato dallo studio Gema (Gender&Migraine) del Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas). Sono stati indagati i costi diretti sanitari, non sanitari e le perdite di produttività associate all’emicrania attraverso un’indagine multidimensionale diretta, attuata su un campione di 607 pazienti adulti con almeno 4 giorni di emicrania al mese. La rilevazione è stata posta in essere nel mese di giugno 2018.
Queste le parole di Rosanna Tarricone, associate dean della Sda Bocconi e responsabile scientifico del progetto: “Le donne sembrano essere vittime dei numerosi e fondamentali ruoli che ricoprono a livello sociale. Soffrono di emicrania più degli uomini, ma non possono concedersi il privilegio di assentarsi dal posto di lavoro o accantonare le tradizionali mansioni domestiche. Per di più, avendo un reddito mediamente inferiore a quello degli uomini, le donne rinunciano a effettuare visite ed esami, acquistare farmaci non dispensati dal Sistema sanitario nazionale, sottoporsi a trattamenti non medici e ricevere assistenza formale”. La sua dichiarazione conferma e avvalora le evidenze descritte.
Costo annuale per paziente con emicrania
Secondo le stime del Cergas, il costo annuale per paziente con emicrania è pari a € 4.352, dei quali:
- € 1.100 (il 25%) per prestazioni sanitarie,
- € 1.524 (il 36%) per perdite di produttività,
- € 236 (il 5%) per assistenza formale
- € 1.492 (il 34%) per assistenza informale.
Sono stati quantificati in € 464 all’anno i costi a carico dei pazienti per farmaci o trattamenti non coperti dal Servizio Sanitario Nazionale.
Così conclude Tarricone: “A partire dalle evidenze emerse sul costo della patologia e sul differente impatto che l’emicrania produce sulle donne, lo studio si propone di supportare lo sviluppo di politiche sanitarie e socio-sanitarie differenziate rispetto al genere, con l’obiettivo cioè di colmare il gap esistente in una logica di equità redistributiva”.
Emicrania, ma non soltanto: il prestigio della neurologia italiana Grande è il prestigio della neurologia italiana. Il professor Gianluigi Mancardi, presidente della Società italiana di Neurologia (Sin) e direttore della Clinica Neurologica di Genova, ha dichiarato: “La Neurologia italiana ha raggiunto ormai una posizione di riconoscimento a livello internazionale e si attesta tra le più importanti al mondo in termini di produzione scientifica. Questo è stato possibile grazie al costante impegno di clinici e ricercatori che lavorano quotidianamente con l’obiettivo di raggiungere nuovi traguardi per la diagnosi e la cura delle patologie neurologiche. Per il futuro la sfida è impegnativa e richiederà uno sforzo comune per mantenere e migliorare i livelli scientifici e assistenziali in ambito neurologico”.
Italia e numeri delle patologie neurologiche
Sulla nostra Penisola, sono impressionanti i numeri delle patologie neurologiche. Parliamo di 5 milioni le persone che soffrono di emicrania con un impatto forte sulla qualità della loro vita; sono 800.000 coloro che sono colpiti da una forma ancora più invalidante, l’emicrania cronica, con dolori costanti per più di 15 giorni al mese; 120.000 le persone che oggi vivono con la sclerosi multipla, una malattia che induce disabilità progressiva e che necessita di servizi sanitari e assistenziali continui; 150.000 i casi di ictus con circa 800.000 persone che sono sopravvissute allo stroke ma che portano i segni di invalidità causati dalla malattia; 300.000 i pazienti con malattia di Parkinson; 1 milione le persone affette da decadimento mentale.