Sport e adolescenti: gioco di squadra utilissimo per crescere sani
Sport e adolescenti. In un mondo sempre più mutevole, nel quale i progressi dei fanciulli avvengono sempre più velocemente, l’età giovanile è sempre molto delicata. Lo sport nobilita i lati migliori del carattere dei nostri atleti in erba: fino a portarli al risultato, alla crescita, alla realtà dei professionisti (sebbene non sia questo lo scopo del gioco, poiché lo scopo del gioco è puntare sulla socialità).
Sport e adolescenti: il gioco di squadra migliora il giovane
Il gioco di squadra, in particolare, migliora il giovane, poiché promuove l’aggregazione e preserva la psiche del soggetto, spingendolo a crescere. Sociologicamente parlando, lo sport apre alla società civile. Dal punto di vista della salute, si tratta di un antidoto contro i danni cerebrali collegati all’abuso di sostanze stupefacenti e contro l’obesità. Dal punto di vista psicologico, si tratta di un elemento che muove contro il solipsismo, la depressione, il comportamento asociale, il narcisismo. Tutte problematiche che sono in agguato, quando si parla di sport e adolescenti.
Depurazione: la chiave per la salute e la bellezza del nostro corpo
Tutto quello che assumiamo, dal cibo ai farmaci, viene metabolizzato dal nostro corpo. Da questo processo…Obesità infantile: intervento preventivo
Depurazione: la chiave per la salute e la bellezza del nostro corpo
Sport e adolescenti, ma non soltanto. Il buon giorno si vede dal mattino. Il dottor Mattia Doria, segretario nazionale della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) alle attività scientifiche ed etiche, si è espresso in questo modo: “Deve essere decisamente rivista la strategia di approccio al problema dell’obesità infantile. Lo sappiamo bene, l’intervento nel bambino già obeso non porta facilmente a risultati buoni e duraturi. L’impegno nostro è quello di sviluppare nuove strategie di intervento preventivo a partire dal rinforzo dell’allattamento materno, supportando le mamme nella decisione di proseguirlo più a lungo possibile, e dall’introduzione dell’alimentazione complementare con quantità e modalità che permettano la precoce acquisizione dell’autocontrollo della sazietà. Purtroppo, però, le famiglie vivono in un contesto sociale che non facilita un sufficiente accudimento del bambino per il precoce reinserimento lavorativo delle neo-mamme e che contrasta il mantenimento di buone pratiche alimentari e corretti stili di vita anche a causa di messaggi pubblicitari distorti sia in TV che nel Web. Come pediatri di famiglia siamo attenti all’alimentazione di tutto il contesto familiare perché un bambino mangia bene solo in una famiglia che mangia bene e per ottenere questo è nostra intenzione sviluppare nuovi percorsi formativi “tarati” sulla nostra specificità professionale”. Che fare, dunque, quando il bambino non è più bambino? Che fare al fine di avere adulti in salute, non colpiti da obesità? Un modo di muovere contro l’alimentazione scorretta è certamente il gioco di équipe.
Sport e adolescenti: il basket e la salute
Sport e adolescenti: che cosa può fare bene? Il basket, in particolare, è come è noto uno sport di squadra.
In esso due formazioni di cinque giocatori ciascuna si affrontano, al fine di segnare con un pallone nel canestro avversario, secondo una serie di regole prefissate. Questo contesto è sufficiente, per albergare minuzie, virtuosismi tecnici, schemi, in generale bel gioco. Rispettare regole nelle quali si crede è la maniera per crescere. Crescere e brillare, in uno stato psico-fisico positivo. Impariamo dai migliori.
Happy Casa Brindisi e l’alimentazione dei campioni
Happy Casa Brindisi è una squadra professionistica di basket che prende parte al Campionato italiano di Serie A. E’ composta da giocatori italiani e stranieri. Il suo presidente è Fernando Marino e si tratta della principale società cestistica della Puglia e di una delle più importanti del sud Italia.
Marco Sist è responsabile della preparazione fisica della squadra e collabora con il club dal 2011.
Queste le sue parole: “Come responsabile della preparazione fisica dei giocatori ritengo che l’alimentazione abbia un ruolo fondamentale nella vita di ogni atleta. Cerchiamo, in collaborazione con il resto dello staff medico, di individualizzare il più possibile questo aspetto, visto il delicato ruolo che ricopre. Non si tratta esclusivamente di monitorare il peso dei giocatori o la loro composizione corporea (percentuale di massa grassa, magra e acqua), ma soprattutto di assicurare un corretto recupero durante e dopo gli allenamenti o le partite, permettere il funzionamento ottimale del sistema immunitario a garanzia di un migliore stato di salute, fornire l’energia necessaria per essere più performanti possibili”.
Come si svolge la nutrizione degli atleti?
“Ci sono dei punti chiave intorno ai quali ruota la nutrizione della squadra: assicurare un adeguato apporto di proteine (circa 2 grammi per chilogrammo di peso corporeo), sia da fonti animali (carne, pesce, uova, latticini), sia vegetali (legumi, cereali, semi, noci); un apporto ottimale di carboidrati, importante fonte di energia (tuberi, frutta, cereali, legumi); di grassi, indispensabili per la produzione di ormoni e il mantenimento della salute cellulare (olio di oliva, avocado, cocco, noci, semi). Non possono mancare vitamine e sali minerali, il cui apporto viene garantito da frutta e verdura. Facciamo inoltre uso di integratori alimentari (proteine, carboidrati, sali minerali, alcuni aminoacidi) che ci permettono in alcune circostanze di sopperire al fabbisogno calorico dei giocatori quando non sia possibile farlo esclusivamente con il cibo.
A volte, i giocatori devono consumare quantità di calorie elevate, fino a 4000-5000 al giorno, e per raggiungere questo quantitativo dovrebbero assumere un volume di cibo tale che potrebbe causare disturbi intestinali durante gli allenamenti, specie in occasione delle doppie sedute giornaliere. In questo caso optiamo per integratori di carboidrati, proteine che sono di più semplice utilizzo e veloce assimilazione. Il piano nutrizionale e di integrazione viene poi personalizzato, tenendo conto delle caratteristiche ed esigenze di ciascun atleta, nonché dei suoi gusti personali”.
E’ lo spirito di squadra a indurre i giocatori di basket a migliorare, a crescere. Da subito, dal vivaio dei team. E’ utile uno spaccato in merito.
Piccoli fuoriclasse crescono. Basket Fermo e lo spirito di squadra
Basket Fermo: una realtà interessante. La squadra U14 maschile è composta da dodici ragazzi nati nel 2005. Dieci di loro hanno già militato, nello scorso anno sportivo, al campionati U13 posizionandosi al terzo posto nel campionato regionale.
A volte completano la roster anche alcune ragazze dell’U14 femminile, perché fino a questa età è possibile far partecipare le ragazze al campionato maschile. Oltre al campionato federale, la società Basket Fermo partecipa e organizza tornei di livello internazionale.
Nell’aprile di quest’anno i ragazzi hanno partecipato a un torneo in Polonia e pochi giorni fa a un altro torneo in Ungheria.
Francesco Sandroni è dirigente e addetto stampa della società, nonché genitore di uno dei ragazzi. Ha dichiarato: “Abbiamo avuto esperienze sportive e formative importanti, che si aggiungono alla partecipazione e all’organizzazione del Torneo internazionale di minibasket che ogni anni anno, da dodici anni, la nostra società organizza a luglio, con la presenza di una trentina di squadre provenienti da ogni parte d’Italia, d’Europa e da un paio d’anni anche dal Libano. Il coach Marco Ciarpella, nonostante la giovane età, è un esperto e preparato allenatore che da qualche anno guida anche la prima squadra di una gloriosa società di pallacanestro italiana, la Sutor Basket Montegranaro, oggi in serie C gold”.
Ci parli della scelta degli atleti.
“Nelle piccole società sportive, com’è il Basket Fermo, non è la società a scegliere gli atleti ma sono gli atleti a scegliere la società. Ed è con tutti loro che si lavora, chiunque essi siano e qualunque siano le loro caratteristiche fisiche e tecniche. L’obiettivo principale è far crescere sportivamente e umanamente i ragazzi. Vincere o perdere sono semplicemente funzionali alla formazione sportiva e personale: la vittoria, ovviamente, motiva e stimola ad impegnarsi in altri successi, ma è la gestione della sconfitta il momento formativo più importante nell’obiettivo di convertirla in miglioramento continuo e nell’accettazione dei limiti. Ovviamente alcune caratteristiche fisiche e tecniche proprie dei ragazzi incidono nella organizzazione dei ruoli in campo, ma questo non incide nella selezione complessiva del gioco: tutti i ragazzi si allenano e tutti i ragazzi giocano le partite di Campionato. Bisogna lavorare al meglio con ciò che si ha e cercare di ottenere il massimo dalle potenzialità di ognuno. La diversità delle caratteristiche fisiche e tecniche aiuta, invece, nella formazione del gioco di squadra che si basa proprio nella capacità di ogni atleta di mettere a servizio della squadra, e non di se stesso, le proprie abilità tecniche e le proprie capacità agonistiche. In genere i più dotati cercano di aiutare i meno bravi ed è in questo modo si rafforza lo spirito di squadra”.
Tra i giocatori esiste un rapporto di reciproco aiuto?
“Nella pallacanestro l’aiuto a chi è in difficoltà è uno dei fondamentali della difesa, senza questa accortezza difficilmente si fa risultato. Ricordo un episodio legato a un ragazzo che non era ancora riuscito a fare canestro in partita. In occasione di una gara abbastanza agevole, i suoi compagni hanno rinunciato a canestri facili pur di passare la palla a lui e spingerlo alla realizzazione, con standing ovation della panchina dopo il canestro. Io non sono un medico, ma credo di non andare troppo lontano dalla verità nel dire che oggi, in un contesto dove sono gli smartphone e la play station ad occupare la maggior parte del tempo dei ragazzi e dove la scuola si occupa di educazione motoria solo in modo marginale, lo sport sia uno dei pochi baluardi contro i pericoli dell’obesità, dei problemi di lateralizzazione (e il basket su questo è sicuramente un’avanguardia) e di molte altre questioni fisiche legate alla poca motricità. Per non parlare, poi, del benessere psichico e sociale, con la promozione dell’autostima, della sicurezza di sé, del riconoscere e superare i propri limiti”.
Ma come bisogna allenarsi, al fine di crescere sempre di più? Scendiamo nel dettaglio.
Sport e adolescenti. Gs Riva Basket, come allenarsi per migliorare ancora
Sport e adolescenti: uno scenario da prendere in considerazione a Riva del Garda. La Gs Riva Basket è rinata dalle sue ceneri. Il coach Marco Ferrari guida la prima squadra, composta da giocatori locali, molti dei quali si erano allontanati dal basket per alterne vicende. Si tratta di ragazzi poco più che ventenni: si lavora a un sapiente processo di formazione. Luigi La Fauci, dal canto suo, allena la compagine giovanile dei nati nel 2007.
Si punta alla crescita dei giovani atleti, dal punto di vista etico e umano. Si promuove il rispetto per gli avversari, per gli arbitri, per i compagni, per gli allenatori e si lavora a costruire un modello positivo, non soltanto per il mondo dello sport, ma per l’intera società civile. Rispettare, al fine di vincere. I team, in effetti, sono due: la Giovanile esordienti e la squadra senior, che partecipa al campionato maschile di serie D regionale Trentino-Alto Adige. Walter Bobicchio è assistente tecnico di entrambe le équipe.
Le casacche sono bianche e azzurre per le partite casalinghe, blu con righe bianche per le gare esterne. Il logo della società è stato disegnato dal giocatore delle Giovanili Diego Zanella. Al fine di approfondire nei dettagli la preparazione del team in vista delle sfide che aspettano i giocatori, abbiamo raggiunto e intervistato il presidente Lorenzo Delana, precedentemente sottufficiale presso Aeronautica militare. Queste le sue parole.
Come si svolgono i vostri allenamenti? ”Svolgiamo sedute di allenamento in palestra, di un’ora e mezza-due ore, nelle quali non manca la parte atletica con utilizzo del pallone. Quando si tratta di preparare le partite di Campionato facciamo test all’aperto, nel campo sportivo, in modo che l’atleta possa lavorare al fiato. Si svolge il test di Cooper, utilizzato nell’attività sportiva a livello agonistico e amatoriale al fine di sviluppare la resistenza”.
Il test di Cooper fu creato, lo dice il nome, da Kennet H. Cooper, medico della Nasa, nel 1968 per usi militari. Nella sua forma originale, esso prevede che si corra per dodici minuti cercando di coprire la massima distanza possibile. L’obiettivo è misurare la resistenza dell’atleta che svolge il test. Al fine di ottenere un risultato attendibile, il soggetto dovrebbe correre con un passo costante, piuttosto che fare una serie di sprint. E’ qui che comincia, dalla preparazione del singolo, la strategia del gioco. In ispecie, quando si parla di sport e adolescenti. Il resto, è (anche) nel palleggio. Meraviglie del basket.