Matrimonio? Se è finito davvero, meglio dimenticare

Matrimonio? Se è finito davvero, meglio dimenticare

Il matrimonio dovrebbe essere un rifugio sicuro per tutta la vita e invece…

Questa mattina mi sono alzata ancora più stanca di quando la sera mi sono coricata. In realtà non ho dormito per niente, per tutta la notte non ho fatto altro che pregare Dio di farmi morire. Qualche volta ho anche pensato al suicidio, forse perché solo nella mia fine intravedo una via d’uscita alla sofferenza che non mi dà tregua. Se non l’ho fatto non è per vigliaccheria ma per amore dei miei figli che non meritano un dolore così grande e hanno ancora bisogno di me. Mio marito se n’è andato, mi ha lasciata per una trentacinquenne di cui si dice innamorato pazzo. Si è comprato un nuovo nido d’amore e vive senza rimorsi il suo nuovo stato di grazia.

Se il nostro matrimonio è finito forse è solo colpa mia

Eppure non riesco a provare rancore per lui. Ha ragione quando dice che io ero troppo pigra, che la casa era spesso in disordine, che mi sono lasciata andare fisicamente. Anche sessualmente ero un’amante tiepida che si negava spesso e solo raramente si concedeva. Oggi sarei diversa, se lui tornasse mi sforzerei di essere una donna nuova, quella che lui desidera ma ormai mi ha dimenticata. E’ riuscito a cancellare vent’anni di matrimonio, vent’anni di vita insieme. Quando ci vediamo, e capita sempre più di rado, ha uno sguardo estraneo e indifferente che raggela. Ho tentato in tutti i modi di riportarlo a casa, ho scongiurato, ho promesso che il nostro matrimonio sarebbe tornato quello di un tempo. Ho pianto. Ma lui è sordo, forte del suo nuovo amore cammina sicuro per la sua nuova strada incurante delle vittime che lascia dietro di sé.

Elisabetta 1960, Siena

Cara Elisabetta, tu non ti sei uccisa materialmente, per fortuna (parole come suicidio non devono mai essere contemplate nel nostro vocabolario, nemmeno per sbaglio!), ma lo fai in modo meno diretto anche se ugualmente devastante. L’aggressività che tuo marito con il suo tradimento ha inevitabilmente scatenato in te non la butti fuori, al contrario la introverti (cioè la concentri su di te) al punto da desiderare di farla finita. In realtà non sei tu a essere finita, ma sicuramente è finito il vostro matrimonio, e quel che è peggio è finito il suo amore per te. Solo occasionalmente ti dimostri critica nei suoi confronti perché in realtà tutte le lagnante sono rivolte a te (ero un’amante tiepida, sono trasandata e pigra ecc.). Un simile atteggiamento non solo non ti aiuta ma finisce per assorbire ogni tua energia psichica.

A volte si muore anche quando non ci si ascolta, non ci si interroga, ci si arrende allo stagnare delle situazioni, dei giorni, senza futuro né senso.

In questi casi il matrimonio è davvero la tomba dell’amore.

Per uscire da quest’inerzia distruttiva è necessario ricercare con forza il proprio spirito di sopravvivenza che è sì amore per i figli, ma anche per la vita e che ha bisogno di speranza per tornare a sognare. Sei una donna generosa, capace anche di mettere a tacere la rabbia facendo autocritica. Nel dolore delle notti insonni, nel pianto, si nasconde a volte il seme della rinascita, la ricerca della propria identità e di un nuovo progetto di vita. Questa pausa interiore va accettata senza rivolgere l’aggressività verso se stessi, come fossimo i soli responsabili della nostra infelicità. Non è così e non serve ad assolvere un marito che ‘felicemente’ se ne va per la sua nuova strada. Quest’uomo merita di essere dimenticato e non venerato. Dalla consapevolezza di ciò forse, cara Elisabetta, saprai trarre la forza per crescere. Magari anche per trovare un nuovo amore e fare ancora l’esperienza del matrimonio! La vita non finisce col dolore ma in esso si fortifica, e a volte basta una carezza perché torni il sorriso. Impara a volerti bene, a prenderti cura di te, anche nelle piccole cose d’ogni giorno e rinascerai, scommettiamo?

Elvia Grazi, scrittrice, autore di Lasciami contare le stelle (Tea Editore)

 

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