Potali, il massaggio con i fagottini di erbe. A che cosa serve?

Potali, il massaggio con i fagottini di erbe. A che cosa serve?

II Potali, chiamato anche, a seconda della regione indiana di provenienza, Othadam ( “potali” significa “fagottino”, mentre “othadam” è sinonimo di “massaggio con fagottini alle erbe”) è uno dei tanti trattamenti che fanno capo alla medicina ayurvedica tradizionale. Consiste in un massaggio eseguito con fagottini contenenti erbe in polvere, riscaldati e utilizzati per frizioni, pressioni, impastamenti sul corpo e sul viso, a due, quattro o otto mani. Può prevedere anche l’uso di olio caldo (in genere olio di sesamo, oppure olio di girasole, e, anche se meno frequentemente, di mandorle) in cui immergere i fagottini.

Molto spesso in Italia viene erroneamente chiamato massaggio pindasweda, ma secondo la tradizione ayurvedica pura, il pindasweda sfrutta sì fagottini, contenenti, però, una sorta di impasto ottenuto facendo un decotto di riso ed erbe. Nel Potali, invece, si usano solo erbe secche, spezzettate o triturate.

Prima la diagnosi energetica, poi il Potali

Il tipo di erbe scelte per riempire i fagottini, l’uso o meno di olio caldo e anche il tipo di movimenti del massaggio dipendono dallo squilibrio energetico della persona che si sottopone al trattamento.

Secondo l’Ayurveda, infatti, nell’uomo agiscono tre energie, i “dosha”, formati dai cinque elementi che compongono l’universo: Vata, unione di aria ed etere; Pitta, unione di fuoco ed acqua; Kapha, unione di terra e acqua. Ognuno nasce con una particolare combinazione di dosha, ma lo stile di vita può causarne uno squilibrio, a favore di un dosha piuttosto che un altro, con conseguenze sul benessere e la salute.

«Gli esperti in massaggi ayurvedici sono in grado di leggere lo squilibrio di un dosha osservando, con tutti i sensi, la pelle della persona che hanno davanti. Il massaggiatore fa sdraiare la persona sul lettino e ne osserva le caratteristiche cutanee: a un occhio esperto, possono essere sufficienti pochi minuti» spiega Simonetti. «Non si tratta di una diagnosi medica, che compete solo ai medici ayurvedici, ma semplicemente di una valutazione del benessere del soggetto necessaria per stabilire poi il tipo di trattamento Potali da effettuare».

Squilibrio Vata

In questo caso per l’Ayurveda c’è un eccesso dell’elemento aria. «Questo si traduce in una pelle dal colorito bianco-verdognolo, secca e screpolata, rugosa, asciutta e fredda al tatto. La persona stessa tende a essere freddolosa, tesa, con la muscolatura particolarmente contratta, molto stressata» spiega l’esperta.

Squilibrio Kapha

Un eccesso di Kapha indica un’abbondanza di acqua. «E la pelle infatti è morbida, liscia, vellutata, quasi untuosa, fredda e umida al tatto, addirittura sudaticcia. Il colorito è diafano» dice l’insegnante di tecniche ayurvediche. «E la persona tende inoltre a soffrire di ritenzione di liquidi, con gambe gonfie e pesanti, con tendenza alla cellulite».

Squilibrio Pitta

Se il dosha è squilibrato a favore del Pitta, c’è un eccesso dell’elemento fuoco: «La pelle del soggetto con questo squilibrio appare arrossata, può avere segni di infezione come brufoli o acne, si arrossa facilmente al tatto ed è molto calda. In genere, inoltre ha un odore piuttosto pregnante e sgradevole» chiarisce Simonetti.

A ciascuno il suo Potali

Individuato lo squilibrio della persona che ha davanti, l’operatore andrà a predisporre i fagottini per il Potali. I fagottini vengono confezionati al momento con le erbe ritenute più adatte al caso. In presenza di un eccesso di Vata o di Kapha si prediligono quelle riscaldanti e nutrienti, tutte ricche di antiossidanti, in genere spezie, come zenzero, cannella, chiodi di garofano, curcuma e la triphala, un composto ayurvedico di tre frutti indiani. Sono spezzettate e triturate o usate in polvere.

In entrambi i casi, inoltre, i fagottini vengono usati riscaldati. Quando c’è un eccesso di Kapha, i sacchetti di erbe sono riscaldati “a secco”, cioè posizionati su una piastra calda tenuta per a fianco del lettino, per mantenere la temperatura tutto il tempo del massaggio, poiché, essendoci già un un’abbondanza di liquidi, non serve apportarne altri. Nel caso di uno squilibrio Vata, invece, c’è troppa secchezza quindi bisogna equilibrarla immergendo i fagottini in olio caldo.

Diversi sono anche i movimenti del massaggio: nel caso di uno squilibrio Vata, si effettua una sequenza di frizioni e tamponamenti su tutto il corpo, con una direzione centrifuga, dal centro del corpo all’esterno, mentre nel caso di un eccesso di Kapha si aggiungono anche impastamenti e “pompaggi”, con un movimento centripeto, dall’esterno verso l’interno.

Chi ha uno squilibrio Pitta per la tradizione ayurvedica non va sottoposto a un trattamento Potali e il perché è abbastanza intuitivo: i fagottini vengono usati riscaldati, anche per veicolare al meglio i principi delle erbe in essi contenuti, e i movimenti stessi del massaggio producono calore, e quindi l’effetto finale è riscaldante, non adatto a chi ha un eccesso di fuoco. «In Occidente ci sono operatori che intervengono ugualmente: in questi casi usano fagottini non riscaldati, erbe rinfrescanti, olio fresco per esempio di cocco, diluito con acqua, e movimenti più leggeri, come sfioramenti. Però in questo modo è difficile che i principi delle erbe penetrino nella pelle e forniscano un reale beneficio» precisa l’esperta.

Una seduta di Potali dura più di un’ora

Il potali viene praticato in una stanza per massaggi con luci soffuse, una temperatura di 26-28 gradi e una musica di sottofondo “ambient” oppure indiana con dei mantra. Può essere praticato su un normale lettino per massaggio oppure, nei centri specializzati in ayurveda, si usa il “droni”, il lettino tradizionale ayurvedico in legno, senza materassino, e con un bordo che permette di raccogliere l’olio usato durate il massaggio.

Il primo passo consiste nello sdraiarsi sul lettino per consentire all’operatore di valutare, osservando la pelle, il tipo di squilibrio presente, per procedere poi alla preparazione dei fagottini.

Prima di iniziare il trattamento vero e proprio, viene effettuato un massaggio con olio per preparare la pelle al Potali vero e proprio.

Il massaggio quindi comincia sul corpo, con sacchetti grandi all’incirca come il pugno di una mano, che, riscaldati (a secco o con olio), vengono impugnati in entrambe le mani e utilizzati per compiere le manovre del massaggio. In genere si viene massaggiati prima da proni e poi da supini e le manovre partono sempre dalla parte inferiore del corpo a salire, con i movimenti specifici a seconda dello squilibrio individuato.

Il trattamento può essere a due mani, con un solo operatore, ma anche a quattro o a otto mani.

Per il massaggio al viso si usano fagottini più piccoli e non si praticano né percussioni né frizioni profonde, ma si agisce distendendo la pelle dall’interno verso l’esterno.

Il tutto dura 60-75 minuti se l’operatore è uno solo, 30-.40 se il massaggio è a quattro mani. Il costo medio è di circa 80-100 euro a seduta.

I benefici del Potali e le regole da rispettare

Il Potali agisce soprattutto sulla muscolatura, con un’azione tonificante e decontratturante. Grazie alle frizioni veloci del massaggio, inoltre, aiuta a recuperare le energie. Si ha anche un effetto drenante, tanto che spesso dopo la seduta si sentono le gambe leggere e si urina molto. Meglio non sottoporsi al Potali come primo trattamento ayurvedico, è opportuno prima optare per un massaggio tradizionale ayurvedico su tutto il corpo: questo permette di capire meglio l’eventuale squilibrio energetico da cui si è interessati.

Prima di sottoporsi a un trattamento di questo tipo è sempre importante comunicare all’operatore eventuali intolleranze o reazioni allergiche di cui si è a conoscenza, anche di tipo alimentare. Se infatti una persona è allergica o intollerante allo zenzero a tavola, per precauzione non potrà essere usato neppure per il massaggio. Per chi non ha mai provato prima questo trattamento, l’ideale è fare un test 24 ore prima, applicando sul polso o sull’incavo del braccio una piccola quantità della miscela di erbe meglio se aggiunte all’ olio che verranno utilizzati, coprirla con un cerotto e aspettare 3-4 ore. Se compare una reazione cutanea, è meglio non sottoporsi al Potali.

 

 

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