Alleati della dieta mediterranea
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Alleati della dieta mediterranea

15/09/2015
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La dieta mediterranea non comprende soltanto pasta, pane, olio, frutta e ortaggi. Quando se ne parla, spesso diffusamente, non bisogna dimenticare carne, salumi, frutta secca e legumi.

Il 18 settembre alle ore 18, nell’ambito di Expo 2015, presso Italian makers village, Carni sostenibili parteciperà a un incontro in via Tortona 32 a Milano. Lo organizza la Società umanitaria del suo salone internazionale della ricerca, innovazione e sicurezza alimentare. Saranno presenti esperti di diverse discipline, per riscoprire alimenti della dieta mediterranea che non sono “sulla bocca di tutti”.

Quando pensiamo alla dieta mediterranea, non li associamo automaticamente. Bisogna muovere contro la disinformazione e portarli alla ribalta: contribuiscono, infatti, a rendere questo modello alimentare ideale.

Dieta mediterranea: non dimentichiamo le carni

Le proteine animali, in particolare, non devono essere dimenticate. Elisabetta Bernardi, che ha scritto il libro “Oggi cosa mangio”, ricorda che “Pesce e molluschi, carne e uova sono ottime fonti di proteine di origine animale di alta qualità”. La carne, fonte di proteine e aminoacidi essenziali, deve essere sulla nostra tavola almeno due volte a settimana. Attenzione alle carenze di ferro: teniamo presente che “il ferro emico di derivazione animale, come appunto quello derivato dalla carne, è più facilmente biodisponibile e assorbito dall’intestino”. Infatti quello di provenienza vegetale “è legato a sostanze, come i fitati, che ne riducono l’assorbimento intestinale”.

Le caratteristiche nutrizionali della carne, in sintesi, non possono, nella nostra dieta, essere sostituite.

Non bisogna escludere la carne di maiale: come quella di bovino e di pollo, fa riscontrare una percentuale di colesterolo relativamente bassa. L’importante è prediligere le parti magre. L’alimento è valido, se consumato nelle quantità consigliate, come confermano studi recenti. Per non parlare dei salumi: parliamo in particolare del prosciutto cotto – fonte di ferro e proteine, adattissimo ai bambini che stanno crescendo – e di quello crudo, facile da masticare e digerire, idoneo all’alimentazione degli anziani.

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Dieta mediterranea: i legumi

Sebbene i legumi contengano proteine di qualità inferiore rispetto alla carne, forniscono anche alcuni aminoacidi essenziali, fosforo, calcio, sali minerali e vitamine del gruppo B (B1, B2 e niacina): elementi indispensabili. Contengono, come detto, sali minerali come il ferro, che tuttavia sono meno facili da assimilare rispetto a quelli della carne. Sono privi, inoltre, a differenza della carne, la vitamina B12, che agisce nella formazione dei globuli rossi e concorre al buon funzionamento del sistema nervoso.

Dieta mediterranea: la frutta secca

Utilizzata come dessert o come snack, ha un contenuto ridotto di zuccheri e una quantità notevole di vitamine e ferro. E’ una ricarica energetica da concedersi durante la giornata, magari prima di fare sport.

Contiene una quantità elevata di acidi grassi polinsaturi (come gli Omega-3 e Omega-6): migliorano l’attività cardiaca e muovono contro il colesterolo. La frutta secca, tuttavia, ha molte calorie: per questa ragione se ne consiglia una porzione di trenta grammi tre o quattro volte ogni settimana.

La frutta fresca può essere consumata più frequentemente: tre volte al giorno, con porzioni pari a 150 grammi. Contiene acqua, minerali, vitamine, caroteni e molte fibre. Aiuta a mantenere un buon livello di peso corporeo.

Dieta mediterranea: previene le malattie non trasmissibili

Si chiama “mediterranea” perché è in uso nelle zone bagnate dal mar Mediterraneo: Italia, Grecia, Spagna e Marocco. Questo genere di dieta previene le malattie non trasmissibili e ha effetti benefici sui fattori di rischio cardiovascolare. Nel 2010, è stata iscritta nel patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.

La dieta mediterranea è sostenibile

La dieta mediterranea è sostenibile per l’ambiente: lo rende palese la clessidra ambientale che rappresenta graficamente l’impatto ambientale del consumo di cibo per una settimana. Si tratta del fulcro del progetto Carni sostenibili: la promuovono le tre associazioni che rappresentano tutte le filiere delle carni in Italia: bovino, suino e avicolo. Quanto alle emissioni di anidride carbonica per chilo di carne, si osserva che mangiare carne in giusta quantità non causa un aumento significativo dell’impatto ambientale.

L’acqua è uno dei principali indicatori di impatto ambientali. Si riscontra che soltanto il 10% dell’acqua necessaria a produrre un chilogrammo di carne viene effettivamente consumata. Il 90%, come acqua piovana, rientra nel ciclo dell’acqua. Sì alla carne, dunque, che deve essere rivalutata. Altre scuole di pensiero contestano questi assunti.

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

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